Hit&Tips

In questa sezione riportiamo "l'angolo delle idee", ossia consigli/migliorie strumentali, create dai nostri soci, che possono essere una soluzione o un valido aiuto anche per altri.

 

AUTOCOSTRUZIONE DI UN FILTRO SOLARE
All’arrivo sul mercato della pellicola polimerica astrosolar, analoga come tipologia di supporto al mylar ma decisamente più performante, gli astrofili particolarmente dediti al Sole hanno potuto disporre a basso costo di un eccellente ausilio per l’osservazione della fotosfera che, come riferito da molti osservatori esperti, può decisamente competere con un accessorio di gran lunga più specializzato (e ahinoi costoso), il prisma di Herschel, almeno su strumenti di piccola e media apertura, indicativamente inferiori ai 15 cm di obiettivo, che come sappiamo vanno per la maggiore in questo affascinante settore dell’osservazione celeste. Tra l’altro è da qualche tempo disponibile in almeno due densità: una intorno a 5 per uso prevalentemente visuale e una seconda versione a densità 3.8 per specifico uso fotografico mentre risulta purtroppo irreperibile la prima produzione a densità 5.4. Solitamente viene fornito in fogli di due formati con allegate le istruzioni al suo utilizzo e montaggio; vi si consiglia di montarlo su uno chassis in cartone da adattare al tubo dello strumento. Sebbene la soluzione proposta sia efficace, chi come me e gli amici del GruppoSole Ricerche Solari Italia o della sezione Sole UAI si dedica intensivamente al monitoraggio dell’attività fotosferica della nostra stella, ben conosce l’estrema delicatezza e vulnerabilità di questa sottile pellicola nonchè la sua notevole sensibilità alle tensioni meccaniche che quasi inevitabilmente verrebbero a crearsi. L’osservatore non occasionale necessita un montaggio che consenta al tempo stesso di fornire un adeguato supporto, solido e sicuro nel tempo, e la possibilità di sostituire facilmente e senza costi aggiuntivi la pellicola stessa.

Personalmente ho verificato la strana predilezione verso questa pellicola da parte delle api (!!) abbondanti dalle mie parti per il gran numero di apicolture nelle vicinanze, e che, forse attirate dal luminoso Sole virtuale prodotto dal riflesso dell’alluminatura, amano zompettare sulla sua superficie causandovi irrimediabilmente minuscoli forellini.

Ho così deciso di realizzare un buon supporto che rispondesse ai requisiti sopraccitati anche e soprattutto per limitare le spese di sostituzione del filtro. Non so francamente se in commercio esistano già supporti “scomponibili” tuttavia lo spirito dell’autocostruttore impone la ricerca di soluzioni economiche e facilmente realizzabili nell’angolo del fai da te di qualunque buon astrofilo che ami realizzare in casa i propri accessori.

Allo scopo ho impiegato la fibra MDF, ben nota agli autocostruttori per le sue doti di robustezza, leggerezza, economicità e non ultimo facilità di lavorazione. Si tratta di una pasta legnosa, non truciolare, pressata e composta a collante, con discrete caratteristiche isotropiche (manca la vena ancora presente nei multistrato) e un aspetto omogeneo, facilmente reperibile nei centri bricolage. L’idea, non certo inedita o peculiare, consiste nel realizzare un sandwich supporto-materiale filtrante-coperchio come già detto scomponibile. Essendo tuttavia amante anche del design, ho pensato bene di complicarmi la vita realizzandolo di forma tonda come la totalità dei filtri presenti in commercio, rifinendolo meglio possibile.

Eseguita con un comune compasso e un goniometro da disegno la tracciatura del profilo del taglio su due lastre, nel mio caso di 10 e 0,5 mm di spessore rispettivamente per il supporto vero e proprio e per il “coperchio”, ho proceduto alla foratura. E’ naturalmente possibile tagliare le lastre al traforo e poi rifinirle a carta vetrata sia seguendo il profilo tondo sia, più semplicemente, di forma quadrata e limitandosi al taglio dell’imboccatura tonda per il tubo del telescopio ma, per i motivi summenzionati, ho preferito dotarmi di utensili appositi che mi sarebbero tornati utili in futuro per altre realizzazioni.

Sono adatte allo scopo sia le coppe da taglio sia le punte da taglio a compasso.
Le prime più economiche, le seconde piuttosto costose ma ad apertura variabile che consentono di avere in un solo utensile un’ampia gamma di diametri realizzabili; nel caso specifico da 20 a 185 mm.

Unica accortezza per chi volesse dotarsi di questo secondo utensile: mentre le coppe da taglio possono efficacemente essere montate su un comune trapano, le punte a compasso devono necessariamente essere utilizzate su un trapano a colonna, anche di modeste dimensioni per lavori di bricolage, sia per questioni di sicurezza (è comunque piuttosto rischioso utilizzarle senza le necessarie precauzioni e senza un minimo di esperienza) sia perché il momento torcente imposto all’asse del trapano stesso potrebbe facilmente danneggiare il meccanismo di riduzione generalmente costituito da un rocchetto e un lungo elicoide, raramente montato su bronzine oscillanti.

Al termine del taglio si dovrà procedere alla rifinitura utilizzando raspe e carta vetrata per eliminare le eventuali imperfezioni e le bave ai bordi.

Per l’assemblaggio è sufficiente realizzare una serie di fori perimetrali, per esempio tre fori a 120°, passanti da parte a parte e poi chiudere il tutto con comuni bulloni (vite-dado e relative rondelle) oppure, come nel caso mostrato utilizzando dei filetti di ottone da montare a pressione nel disco di supporto. Si tratta di piccoli manicotti filettati utilizzati dai mobilieri per il montaggio di mobili e/o scaffalature e facilmente reperibili in ferramenta.

Le viti possono eventualmente essere sostituite da pomelli filettati maschio che eliminano la necessità di utilizzare un cacciavite per l’assemblaggio/disassemblaggio del sandwich.


Il disco di materiale filtrante dovrà essere ricavato dal foglio tagliandolo con estrema cautela, eventualmente chiudendolo in mezzo ad uno schermo di cartoncino opportunamente sagomato che fungerà anche da “frizione” premendo ulteriormente il filtro tra i due dischi ed evitando sia il suo accindentale spostamento sia l’arricciamento.

Una volta composto il filtro converrà montarlo sul tubo con una leggera pressione. La soluzione più semplice consiste nel realizzare il foro d’imbocco di diametro leggermente maggiore al diametro esterno del telescopio e applicandorvi dei feltrini o della gomma espansa in modo che, una volta montato, il filtro risulti moderatamente costretto nella sua posizione; questo naturalmente per evitare l’accidentale caduta per esempio a causa del vento o del movimento del tubo ottico, con conseguenze drammaticamente immaginabili.

Il filtro così realizzato ci accompagnerà con bassi costi d’esercizio, garantendo la massima performance per anni e anni a venire nel monitoraggio dell’attività fotosferica che, come ben sanno i solaristi, richiede tempi lunghi e una buona dose di costanza.
 

la soluzione pił semplice…
e quella più portatile

 

Il costo complessivo del telaio così realizzato si aggira sui 15 € (fibra MDF, minuterie varie e ritaglio di materiale filtrante astrosolar) a cui dovrà essere eventualmente aggiunto il costo degli utensili: si va dai 3 € per la serie economica ai 15-20 € per la serie professionale (cadauna) se si opta per le coppe mentre si dovrà spendere almeno 40-45 € per un buon compasso da taglio di media robustezza con un range tra i 20 e i 200 mm circa.

Maurizio Locatelli

MUTINENSIS SOLAR STATION_Solignano di Castelvetro_MODENA

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